Lo studio
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Dr. Luongo: Assolutamente no, il paziente viene adeguatamente anestetizzato con i metodi dell’anestesia locale che impiega mepivacaina, articaina, lidocaina e vasocostrittori aggiungendo eventualmente il protossido d'azoto che aiuta nella sedazione del paziente.
In casi estremi, per i pazienti particolarmente ansiosi, è anche possibile far intervenire un anestesista in sede ambulatoriale per una sedazione più profonda. Dopo l’intervento, la somministrazione di farmaci anti-infiammatori, impedirà al paziente di sentire alcun dolore.
Dr. Luongo: L’intervento di implantologia presenta le stesse problematiche di qualsiasi altro intervento odontoiatrico, pertanto un ambulatorio privato o una struttura pubblica che sia attrezzata per curare pazienti portatori di handicap potrà facilmente svolgere questa tipologia di intervento.
Naturalmente, anche se l’inserimento di impianti in tali pazienti non è controindicato, sta alle capacità del clinico valutare attentamente i rapporti rischi-benefici di un simile trattamento, tenuto conto che il successo a lungo termine degli impianti è strettamente legato alla capacità di mantenere un’elevata igiene orale nel tempo, il che non è sempre facilmente realizzabile nel paziente portatore di handicap.
Dr.ssa Di Turi: La causa principale della parodontite, nel linguaggio comune detta anche piorrea, è la presenza della placca batterica, ancor più se non viene rimossa per lunghi periodi. Ci sono poi dei fattori aggravanti che possono peggiorare il decorso della malattia quali:
- una predisposizione ereditaria alla malattia;
- una cattiva occlusione, ossia il modo di chiudere i denti, che sollecita maggiormente il tessuto parodontale già compromesso, e il loro affollamento che rende più complicate le normali manovre di igiene;
- la presenza di restauri protesici o otturazioni non eseguite correttamente che determinano l’accumulo di placca tra un dente e l’altro;
- il fumo di sigaretta;
- il diabete;
- patologie che riducono le difese immunitarie (HIV, etc.);
- l’uso di alcuni farmaci che determinano una maggiore fragilità gengivale o che abbassano le difese immunitarie;
La parodontite è ciclica: ci sono periodi di assenza della patologia ed altri in cui i batteri presenti nella placca e nel cavo orale si organizzano e provocano danni con ulteriore distruzione di osso.
Dr. Barattolo: No, la presenza di uno o più granulomi non rappresenta un’indicazione all’estrazione dei denti, la quale deve essere invece valutata in relazione a diversi fattori; in genere una devitalizzazione (terapia canalare o trattamento endodontico) eseguita nel rispetto dei protocolli terapeutici (come, ad esempio, con l’utilizzo della “diga di gomma”) è in grado di determinare la risoluzione del problema favorendo il riassorbimento del granuloma fino alla sua completa scomparsa.
La devitalizzazione consiste nella rimozione della polpa e di tutti i residui di tipo batterico che si trovano all’interno del canale radicolare. Si procede poi alla disinfezione e all’allargamento del canale così da poterlo sigillare con del materiale inerte e termoplastico in modo da evitare che si verifichi una nuova proliferazione batterica.
Poiché i denti sottoposti a questo tipo di intervento sono molto più fragili dei cosiddetti denti vitali, una volta appurato che il trattamento endodontico sta avendo successo (la percentuale di riuscita di un intervento di devitalizzazione è estremamente elevata, ma il rischio di complicazioni, ancorché basso, non può essere considerato nullo), può essere consigliabile procedere alla loro protezione tramite rivestimenti protesici quali intarsi, overlay o corone in ceramica prive di metallo che hanno lo scopo di impedire le fratture.
Laddove un precedente trattamento endodontico sia stato eseguito in modo non corretto si può comunque ricorrere al ritrattamento canalare o ad un approccio chirurgico (“Apicectomia con otturazione retrograda”).
Anche una carie molto estesa e profonda oppure un trauma possono essere causa di infiammazioni e/o infezioni della polpa dentaria, spesso impropriamente denominata nervo del dente; in questi casi vi è un’assoluta indicazione al trattamento canalare (devitalizzazione).